Proprio ieri leggevo un saggio sui videogiochi e mi sono reso conto che esistono NUMEROSI modi diversi di “classificare” quali videogiochi (o film) DOVREBBERO essere adatti per ogni età e quali tipi di CONTENUTI offrono.
I tre metodi più utilizzati dovrebbero essere:
A differenza di ciò che accade per i giocattoli, ove le classificazioni sulle età sono basate sul “rischio di inghiottire” parti del gioco, queste “valutazioni” su videogiochi e film sono basate sui contenuti. Ciò significa che, secondo alcuni governi e secondo l’istituto di valutazione, alcuni contenuti NON dovrebbero essere mostrati a bambini di una certa età.
Questa cosa mi ha fatto riflettere a lungo. Secondo me, anche i giochi di ruolo, i giochi da tavolo e i libri hanno QUANTOMENO la stessa influenza sulle menti di chi ne fruisce.
Mi sono guardato attorno e mi sono accorto che, al contrario di ciò che avviene per film e videogiochi, al momento attuale non esiste alcun criterio ufficiale di valutazione dei contenuti per giochi e libri.
Allora mi sono chiesto: come mai i governi e/o l’industria dell’intrattenimento non si preoccupano minimamente di valutare i contenuti proposti da giochi da tavolo, giochi di ruolo e libri?
Senza ulteriori indugi ho iniziato a cercare risposte online.
Geeky Teacher Parent conferma la mia ipotesi: non esistono al momento criteri condivisi di valutazione sui contenuti dei giochi da tavolo. Le classificazioni ora in vigore tengono solo conto di “quanto sia difficile giocare al gioco” e all’eventuale “rischio di soffocamento”. L’unica probabile eccezione è rappresentata dai giochi etichettati come 18+: probabilmente quello è l’unico caso in cui si è dato un minimo sguardo ai contenuti.
Cercando invece un metodo di valutazione dei contenuti dei libri, sono andato a finire su un sito carino chiamato My Book Cave e My Book Ratings. Si tratta di una piccola comunità di lettori e scrittori che valutano autonomamente i loro libri in base ai gusti di ognuno seguendo una sorta di modello wiki. Ecco come appaiono i loro “giudizi”:
Questi distintivi somigliano moltissimo a quelli utilizzati nell’ambito di videogiochi e film. In ogni caso, la community di My Book Cave è carina e ben organizzata, tuttavia il loro metodo è applicato ad una quantità di libri esigua rispetto al mercato mondiale. Inoltre, molti titoli “famosi” (ad esempio “Il Signore degli Anelli” o “Guerra e Pace” o “Il Silenzio degli Innocenti”) non sono affatto stati catalogati, rendendo molto difficile fare paragoni fra i testi. Infine, se non ho inteso male, tali badges di valutazione non sono apposti sulle copie fisiche, ma vengono visualizzati solo sulla pagina web di My Book Cave.
Infine, ho cercato un sistema di valutazione dei contenuti presenti nei giochi di ruolo. L’unico risultato positivo al momento sul web è un sito chiamato RPG rating. Ciò che loro propongono è un metodo di valutazione dei contenuti delle community ONLINE di giocatori di ruolo. Facendo così, ogni potenziale giocatore virtuale potrà avere un’idea di cosa aspettarsi giocando in quella community.
La loro idea è a mio parere ottima. Ho giocato a decine di MMORPGs e altri GDR online: se avessi avuto un badge del genere avrei risparmiato un sacco di tempo nel cercare la community giusta per me.
Peccato però che secondo me questo sistema di rating possa essere applicato con successo unicamente alle community online, ove gli admins possono far rispettare le regole e possono far sì che la community vada esattamente dove vogliono loro.
Mettere un badge del genere su un manuale di gioco di ruolo da far giocare a casa sarebbe sicuramente MENO indicativo dell’esperienza di gioco che un giocatore si troverà ad affrontare. Infatti, presupponendo sempre che tutti al tavolo siano d’accordo, le indicazioni del manuale di gioco di ruolo vengono spesso e volentieri modificate per adattarle al gusto personale di ogni gruppo di gioco.
Ecco perché etichettare un manuale cartaceo di gdr come “molto violento” potrebbe avere poco senso se poi il nostro gruppo ci gioca in modo assolutamente non violento. E viceversa. È proprio questo il bello dei giochi di ruolo: l’esperienza che ti offrono dipende soprattutto dalle persone con cui giochi e molto meno da ciò che è scritto nel manuale. (vedi dopo al paragrafo fruizione passiva vs fruizione attiva).
Ma non divaghiamo troppo.
A questo punto mi sono chiesto: perché?
Per caso i libri, i giochi da tavolo e i giochi di ruolo vengono ritenuti “meno pericolosi” dai governi?
Probabilmente è proprio questa la risposta. Che ci piaccia o no, secondo i governi e l’industria dell’intrattenimento, leggere un libro a caso e/o giocare a un gioco di ruolo o board game senza saperne nulla è meno pericoloso per le giovani menti rispetto a guardare un film a caso o giocare a un videogioco di cui non sappiamo nulla sui contenuti.
E se davvero fosse questa la risposta… Perchè mai i libri e i giochi tabletop vengono ritenuti “meno pericolosi” da chi ci governa?
Sarebbe carino chiederlo a loro. Nel frattempo azzarderò qualche risposta.
Risposta azzardata #1
Probabilmente la risposta al fatto che i contenuti espressi con libri e giochi vengano ritenuti meno “potenzialmente pericolosi” per le giovani menti ha dei risvolti molto pratici. Pensandoci bene, il primo motivo “ufficiale” per cui nacquero i primi metodi di classificazione dei contenuti dei film era “aiutare i genitori a scegliere il giusto film da far vedere ai loro bambini”.
Se non erro, ancora oggi molti genitori scelgono loro i film che vedranno i bambini e ancora oggi molti bambini guardano film scelti dai loro genitori (che i genitori siano presenti o no è un altro discorso nel quale meglio non entrare).
Pensateci un attimo: quanti genitori al giorno d’oggi secondo voi giocano a giochi da tavolo o di ruolo coi loro figli?
Meglio ancora, quanti genitori al giorno d’oggi leggono dei libri ai loro figli anzichè lasciarli da soli sul divano dinanzi ad un tablet/cellulare?
Che ne dite, ci fermiamo a questa risposta? Io direi di no, andiamo avanti.
Risposta Azzardata #2
La differenza fra fruizione passiva e fruizione attiva.
Non possiamo interagire con un film. Si può solo accettare passivamente ciò che il film intende trasmetterci o alzarci e andarcene dalla sala (o cambiare canale). In effetti, questo sarebbe un buon motivo per “categorizzare” i contenuti di un film. Dato che non possiamo agire sui contenuti, meglio conoscerli in anticipo.
Per molti la stessa cosa vale anche per i videogiochi. Giocare ad un videogame viene da molti ritenuta un’esperienza passiva così come quella di un film (con l’aggravante che il messaggio del videogioco passa ancora più facilmente). Ecco perché probabilmente i governi pensano che anche i contenuti di un videogame vadano categorizzati e conosciuti in anticipo.
Questo motivo della diversa fruizione potrebbe essere il motivo per cui i governi non si preoccupano di categorizzare i contenuti dei giochi da tavolo. Ma è solo una mia ipotesi.
E i libri? Siamo attivi o passivi rispetto alla fruizione dei contenuti dei libri? Bella domanda. Secondo me, se leggiamo un libro in prima persona probabilmente siamo “passivi” rispetto al messaggio che ci trasmette. Probabilmente, i governi pensano che i minorenni e/o le persone fragili non leggano libri di loro iniziativa ma ci sia sempre qualcuno che decida per loro cosa debbano leggere e cosa no. Nel caso, queste personae responsabili potrebbero eventualmente leggere loro i libri “rischiosi” omettendo le parti “pericolose”. E se davvero le cose stessero così, che ragione ci sarebbe per categorizzare i contenuti di un libro? Ma davvero è questo il caso?
Domanda difficile e complessa.
Probabilmente, no. E il motivo principale sarebbe: non vogliamo su giochi e libri lo “stigma” della pericolosità. Per quanto possa sembrare triste, su videogiochi e film è stato imposto il sistema di classificazione dei contenuti proprio perché ritenuti (a torto? a ragione? chissà!) “mezzi potenzialmente pericolosi”.
E secondo me è meglio che i governi continuino a pensare che libri, giochi da tavolo e di ruolo non siano “potenzialmente pericolosi”.
L’unico motivo per il quale apprezzerei un sistema di classificazione dei contenuti (solo per i libri) sarebbe conoscere in anticipo quali argomenti vengono trattati e come. Fino ad oggi, ho collezionato varie delusioni basando i miei acquisti solo sulla quarta di copertina e (ovviamente!) sulle sensazioni che forniva la cover. Sarebbe a mio avviso carino conoscere in anticipo quali temi vengono trattati e come, così da evitare delusioni e orientarsi meglio negli acquisti.
Per ora è tutto: l’argomento mi piace e continuerò a cercare risposte.
Voi cosa ne pensate?
Perchè libri e giochi da tavolo non vengono ancora classificati in base ai loro contenuti?
Secondo voi è vero che libri e giochi da tavolo sono meno pericolosi di videogames e film?
Sareste favorevoli all’introduzione di metodi di classificazione di contenuti per libri e giochi da tavolo?
Sono davvero curioso di sapere cosa ne pensate!